L'isola di calore di Verona
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- Simone Buttura
- Didattica
Articolo aggiornato all'1 dicembre 2017 in seguito ai dati di temperature minime ricevuti dalla Fondazione Osservatorio Meteorologico Milano Duomo della centralina meteorologica di Borgo Roma, Verona sud.
- Introduzione generale
L’isola di calore urbana è un fenomeno a scala locale che interessa i centri urbani e si identifica con un aumento della temperatura dell’aria rispetto alle zone rurali. Ciò è dovuto principalmente alla presenza di superfici asfaltate ed edificate che assorbono l’energia solare durante il giorno e la riemettono sotto forma di radiazione infrarossa durante la notte. Altri fattori meno importanti che influenzano l’andamento della temperatura in contesti urbani sono il traffico veicolare, la vicinanza ad aeree industriali e, in inverno, l’utilizzo del riscaldamento.
Temporale del 2 settembre 2017
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- Massimo Merzari
- Reportage
Il 2 settembre 2017 entrava in pianura Padana il fronte freddo connesso ad una profonda saccatura Atlantica in lento movimento verso est. Il fronte andava in occlusione proprio sul veronese, generando un violento temporale caratterizzato da grandine fine-media e elevati rain-rate. In particolare in alcune stazioni amatroiali si sono registrati accumuli di 30-40 mm in circa mezzora in grado di mandare in crisi le reti fognarie urbane ed in alcuni casi piccoli canali di bonifica.
Il tempo che fù a Verona – Il mese di Febbraio e la grande nevicata del 1803.
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- Paolo Donà
- Climatologia
Il mese di Febbraio nel Nord Italia ha generalmente una incostanza tipica dei mesi di transizione.
Possiamo quindi avere settimane tipicamente invernali o al contrario con caratteristiche quasi primaverili.
ALLUVIONE DEL 1966 - SINTESI METEOROLOGICA
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- Comitato di Redazione Meteo4
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Oggi come ormai ben sapete è il cinquantesimo anniversario della cosiddetta “Alluvione di Firenze”, ma questo termine è un po’ stretto da un punto di vista geografico perché in realtà fu il Nord-est l’area maggiormente colpita sia in termini precipitativi sia per i danni e le vittime. Certamente a Firenze il fenomeno fu molto concentrato in termini di vittime, danni e sfollati e quindi per il nome simbolico di questa alluvione si prese il nome della città Toscana.
LE NUBI IRIDESCENTI
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- Massimo Merzari
- Didattica
Questa sera l’aria molto fredda in quota ha mantenuto della nuvolosità alta e stratificata costituita da microscopici cristalli di ghiaccio. Al tramonto è quindi comparso un effetto iridescente ad arcobaleno che disegnava una volta attorno al sole. Si tratta semplicemente della rifrazione della luce solare che, attraversando i cristalli di ghiaccio, viene scomposta con lo stesso principio del prisma ottico.
ANALISI DEL TEMPORALE CHE HA COLPITO LA CITTA’ DI VERONA IL 27 LUGLIO 2016
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- Simone Buttura e Massimo Merzari
- Didattica
- Didattica meteo
Articolo aggiornato al 25 novembre 2017 in seguito ai dati ricevuti dalla Fondazione Osservatorio Meteorologico Milano Duomo della centralina meteorologica di Borgo Roma, Verona sud.
Foto di Gianluca Mascanzoni
In questo articolo vogliamo fare una breve analisi del temporale che ha colpito Verona nella tarda serata del 27 luglio 2016 causando allagamenti diffusi nella città di Verona e una grandinata eccezionale in località Dossobuono. Cercheremo innanzitutto di capire il carattere di eccezionalità delle precipitazioni utilizzando i dati delle centraline amatoriali presenti nel comune di Verona. Purtroppo l’unica stazione ufficiale dell’ARPAV di Verona Parco Adige Nord che avrebbe un dato validato è stata interessata solo marginalmente dal fenomeno.
Il temporale ha colpito la città in due fasi: la prima tra le 22 e le 24 e la seconda tra le 24 e le 2:00 del 28 luglio. Nell’area maggiormente colpita sono caduti complessivamente dagli 80 ai 100 mm di pioggia in 4 ore. In generale, come mostrato nella seguente tabella, la prima fase (Ts1 in rosso) è stata quella che ha scaricato il maggior quantitativo di pioggia e che ha registrato le maggiori intensità assolute ma, in alcune zone della città, le maggiori intensità relative si sono verificate nella seconda fase.
Questi sono gli unici eventi simili che, fino al 2013, sono stati registrati nella rete ARPAV.
Eventi pluviometrici regiatrati dalla rete ARPAV che hanno scaricato più di 50 mm in mezzora (Fonte Regione del Veneto)
Nel monitoraggio ARPAV fino al 2013 solo sei eventi hanno superato la soglia dei 50 mm in mezzora. Si tratta di stazioni collocate lungo la fascia pedemontana o nella bassa Lessinia, area caratterizzata spesso dalla formazione di celle temporalesche molto forti e grandinigene. Nel temporale del 27 luglio 2016 i valori registrati da alcune stazioni eguagliano o superano le massime precipitazioni registrate nelle stazioni ARPAV per brevi intervalli. Possiamo quindi parlare di un evento raro ma non estremo in quanto già accaduto negli ultimi 30 anni in zone climaticamente simili.
La parte più intensa del temporale ha colpito un’area molto estesa che approssimativamente è stata valutata in 50 km2 come mostrato nella mappa seguente. In quest’area sono caduti complessivamente dagli 80 ai 100 mm di pioggia. Nelle aree limitrofe gli accumuli pluviometrici calano repentinamente. Si tratta di un’area abbastanza estesa e anche questo fatto rappresenta un carattere di eccezionalità.
Di seguito viene mostrata l'interpolazione delle precipitazioni registrate dalle centraline meteorologiche
Ed infine l'inviluppo radar
Fortunatamente i bacini dei torrenti cittadini (Avesa e Quinzano) sono stati colpiti marginalmente ma se l’evento si fosse manifestato qualche chilometro più a nord ovest, si parlerebbe oggi anche dell’esondazione dei torrenti con danni probabilmente ben più gravi.
ANALISI SINOTTICA
Il giorno 27 luglio 2016, una vasta e profonda depressione presente sul mare del Nord muoveva un debole fronte freddo verso il nord Italia che, tuttavia, rimaneva sul versante nord alpino scivolando progressivamente verso est durante la notte. Ciò permetteva comunque un debole abbassamento dei geopotenziali e della temperatura a 500 hPa e la formazione di un debole minimo di bassa pressione sulla pianura Padana. Il setup era quindi favorevole alla formazione di temporali sulla pedemontana veneta. Di seguito è mostrata la situazione barica al suolo alle 00 z di giovedì 28 luglio 2016 (ore 2 italiana).
Mappa sinottica (Fonte Metoffice)
Sul veronese era presente molta umidità nei bassi strati (11-12 g/kg) e un’elevata energia di galleggiamento (ML CAPE sui 2000 J/kg) assieme ad un scarsa ventilazione in quota. Erano quindi possibili celle convettive semistazionarie capaci di produrre forti piogge sempre sulle stesse zone e grandinate di piccole medie dimensioni vista la scarsa presenza di DLS e SREH 0-3 km. La nostra provincia come scritto poco fa viene coinvolta da due passate di temporali, la prima di celle convettive semistazionarie tra le 22 e le 24 (sistema multicellulare), la seconda dovuta alla formazione del blando minimo di bassa pressione formatosi sulla pianura Padana.
Mappa NCEP/GFS
Verso le ore 22 una serie di coincidenze facevano sviluppare e crescere le celle convettive su Verona. Oltre all’assenza di ventilazione a tutte le quote, intervenivano dei fattori a scala locale. Per prima cosa sia la cella sull’alto Garda che quella in Lessinia orientale creavano una corrente d’aria più secca al suolo da NW verso la città di Verona dovuta all’aria uscente dai temporali (outflow). Questa scontrandosi con l’aria più umida preesistente (più leggera di quella secca) e proveniente da SW la faceva sollevare dando vita alla convezione. Una blanda convergenza si andava a formare quindi su Verona riuscendo a dar vita a celle temporalesche ben organizzate anche grazie alla differenza di umidità delle due masse d’aria al suolo.
Alcuni frame del radar ARPAV di Teolo (Fonte ARPAV)
Mappe dei venti al suolo (Fonte Rete Meteo4 e Wunderground)
Probabile contributo alla continua rigenerazione delle celle potrebbe averla data l’isola di calore cittadina, con la grande quantità di calore e particellato disponibile negli ambienti urbani. Alle 22.30 la ventilazione assumeva la tipa orientazione divergente dei downburst (vento che si forma alla base del temporale, creato dalla pioggia e dall'aria che scende dalla cella convettiva: più la pioggia scende violentemente, più il vento è forte).
Successivamente l’occlusione del blando minimo depressionario fa avanzare il secondo fronte temporalesco facendo aumentare la ventilazione in quota.
Individuazione del mesominimo padano in avvicinamento a Verona (Fonte mappa radar georeferenziata ARPAV)
Grandinata e downburst a Dossobuono (Foto di Marco Casella)
Allagamenti nel sottopasso di stradone Santa Lucia (Foto di Simone Buttura)
Pileus
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- Massimo Merzari
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I cumuli sono associati a forti correnti ascensionali verticali che portano l’aria calda dal suolo all’alta atmosfera. La risalita veloce di questa massa d’aria crea un’onda d’urto che spinge verso l’alto gli strati d’aria sovrastanti. Se questi strati sono umidi e vicini alla temperatura di rugiada, il sollevamento provocato dall’onda d’urto permette la loro condensazione e, nella zona di sollevamento, si formano delle nubi stratificate molto sottili che tendono a mantenere intatta la loro stratificazione.